di Fabio Sdogati e Andrej Sokol
Nel dicembre del 2007 l’economia americana entrava ufficialmente in recessione; si chiudeva così un periodo di crescita ininterrotta che durava dal novembre del 2001. Approssimativamente nello stesso periodo, anche gran parte delle altre economie – senza grandi distinzioni fra quelle ad alto e a basso reddito – registravano un progressivo rallentamento. Ma è solo tra la fine del 2008 ed il 2009 che l’economia mondiale avrebbe subito il più grave declino dell’attività economica dal secondo dopoguerra, con un tasso di crescita del PIL reale addirittura negativo secondo i calcoli del Fondo Monetario Internazionale.
A differenza di altre recessioni a cui è stata talvolta accostata (ad esempio i due shockpetroliferi del 1973 e 1979), per questa – ribattezzata ormai la “Grande Recessione” – è difficile individuare nell’economia reale cause scatenanti che ne spieghino in modo plausibile l’insorgere e la successiva gravità: né gli aumenti dei prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli sui mercati mondiali, né gli “squilibri” nella bilancia commerciale tra gli Stati Uniti e diverse economie emergenti – pur presenti – risultano credibili in tal senso.
Più adeguato pare invece un altro confronto, quello con la Grande Depressione degli anni ’30, sia per la durata, l’estensione e la gravità della recessione che per il verificarsi, in quasi perfetta concomitanza con l’inizio di entrambe le contrazioni, di una grave crisi finanziaria: il crollo di Wall Street nell’ottobre del 1929 allora, il Credit Crunch nel 2007-2008.
L’ultima grande crisi finanziaria globale iniziava infatti già nell’agosto del 2007 con l’insolvenza di tre fondi comuni di una grande banca francese, per poi culminare nell’autunno del 2008 con lo spettacolare fallimento di Lehman Brothers e la nazionalizzazione, di fatto, di una ampia porzione dei principali intermediari finanziari mondiali da parte dei governi. Un eventuale “contagio” dalla finanza all’economia reale risulta spiegabile tramite meccanismi economici noti e condivisi, e la natura finanziaria dello shock che ha scatenato la Grande Recessione e ha concorso a determinarne la gravità resta fino ad oggi la spiegazione più plausibile.
Per comprendere le attuali condizioni dell’economia, formulare uno scenario macroeconomico per il futuro e coglierne le implicazioni per la supply chain è pertanto indispensabile una conoscenza, seppur sommaria, degli eventi avvenuti negli ultimi anni: questi sono riassunti nelle due sezioni che seguono, mentre nella quarta ricapitoliamo i principali elementi dello scenario che avevamo delineato in questa stessa sede l’anno passato, per poi concentrarci sul presente e sul futuro nelle due sezioni successive.