Lezione di Nouriel Roubini al Mip, School of Management del Politecnico di Milano: ‘L’Europa e il Futuro dell’Economia Mondiale’

Roubini 2

Lo scorso 6 Novembre, al Politecnico di Milano, abbiamo avuto il piacere di ospitare Nouriel Roubini, Professore di Economia alla Stern School of Business, New York University.

Data la sua notorietà, evito di sprecare tempo per presentarlo. Preferisco condividere invece alcuni punti chiave espressi da Roubini durante l’evento.

Come lo stesso titolo suggerisce, Roubini identifica cinque aspetti prinicipali che caratterizzano l’attuale congiuntura mondiale.

 

  1. L’Eurozona, la cui condizione è sotto osservazione ormai da anni,
  2. Gli Stati Uniti, in particolar modo con riferimento a:
    1. fiscal cliff,
    2. tetto sul debito,
    3. consolidamento fiscale nel medio-termine,
  3. il futuro della Cina, soprattutto le sue crescenti relazioni con il Sud America,
  4. l’ascesa dei mercati emergenti e, in particolar modo, la recente comparsa di una tendenza verso quello che viene definito ‘capitalismo di Stato’,
  5. i rischi geopolitici.

Dato uno scenario di così ampia portata, Roubini si concentra sull’Eurozona, dove sette paesi sono afflitti principalmente da problemi di stocki.e. debito del governo – ed altri sette soffrono in misura maggiore di problemi di flussoi.e. perdita di competitività e conseguenti disavanzi commerciali.

Ma la più grande domanda nella mente di tutti è: perché é in atto una recessione nell’Eurozona e, come appare sempre più evidente, in tutta Europa? Gli Stati Uniti hanno certamente un tasso di crescita discreto, ma l’Europa è in una situazione di stagnazione e molti paesi sono in grave recessione.

Sembrano esserci quattro spiegazioni principali:

  1. L’austerità fiscale, la quale è stato troppo aggressiva nel breve periodo e che necessita di una compensazione attuata in parte attraverso misure di segno contrario, in primo luogo tramite una maggiore spesa;
  2. Una sopravvalutazione dell’Euro, il cui valore deve essere ridimensionato così da migliorare la competitività di prezzo dei prodotti realizzati nell’Eurozona;
  3. Una stretta creditizia messa in atto dalle banche, la quale deve essere allentata nei prossimi mesi;
  4. Una diffusa mancanza di fiducia tra tutti gli agenti economici e le imprese.

Tuttavia, il giudizio di Roubini è che la situazione sia leggermente migliorata negli ultimi mesi, grazie principalmente al fatto che:

  1. La BCE si è comportata in modo opportuno, fornendo liquidità al sistema bancario. Ciò nonostante la sua azione è stata troppo limitata, e molto di più si sarebbe dovuto fare sia a livello quantitativo che qualitativo;
  2. Il MES è stato progressivamente messo nelle condizioni di operare;
  3. Il progetto di un’unione bancaria merita sicuramente di essere portato avanti, a patto che il regolatore sia consapevole che esso rappresenta il primo importante passo verso un’autentica unione economica, politica e fiscale.

La questione principale in Europa rimane comunque quella di ripristinare la crescita economica. Ahimè, questo è un punto assente dall’agenda europea. Eppure gli strumenti per fare tutto ciò sono già disponibili:

– Una politica monetaria espansiva più aggressiva da parte della BCE;

– Un graduale deprezzamento dell’Euro (che una politica monetaria espansiva più aggressiva porterà con sé);

– Un rinvio del consolidamento fiscale da parte dei paesi core così da sostenere la domanda aggregata;

– Una spesa infrastrutturale come ulteriore stimolo.

L’adozione di queste misure è urgente!

Anche se qualcuno può credere che uno dei problemi principali in Europa sia la flessibilità nel mercato del lavoro, il conseguente licenziamento dei lavoratori genererebbe effetti recessivi, peggiorando così la situazione. Queste azioni di contrasto, finalizzate a stimolare la domanda aggregata e, conseguentemente, ad aumentare la domanda di lavoro in settori diversi da quelli da cui i lavoratori vengono espulsi, non sono state ancora messe in atto. Inoltre, la disciplina fiscale è stata troppo aggressiva e troppo nel breve periodo. Non possiamo prospettare ai nostri cittadini altri cinque anni di recessione.

Insieme alla crescita, abbiamo bisogno di ripristinare il processo d’integrazione europea: senza una maggiore integrazione, sostiene Roubini, il disastro non è poi così lontano. ‘Integrazione’ è una parola importante, perché dovrebbe assumere almeno una qualche forma di mutualizzazione del debito e di condivisione del rischio, cioè, la forma di un’unione di trasferimenti. [Permettetemi di aggiungere che queste stesse idee divennero obsolete quando il presidente Prodi venne sostituito da Barroso a capo della Commissione Europea e quando gli stati membri iniziarono a difendere aggressivamente i propri interessi a scapito di quelli dell’Unione stessa].

Permettetemi infine di concludere l’articolo riportando la risposta del Professor Roubini ad una domanda che, tra il serio e il faceto, chiedeva in quali attività finanziarie egli investisse i suoi soldi. Delle tre risposte che Roubini ha dato, riporto solo la terza poiché le prime due sono discutibili ma ‘normali’ per coloro appartengono alla professione. La risposta è stata: “ … e soprattutto, investite in ‘capitale umano’, investite sulla vostra formazione, investite sulla vostra educazione”. Noi tutti abbiamo apprezzato immensamente questa risposta, non da ultimo perché, tra le centinaia di persone presenti, vi erano numerosi studenti. Il messaggio è stato forte e chiaro.

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