Premessa
A dieci mesi circa dal manifestarsi della pandemia, è utile chiedersi a che punto sia la ‘ripresa’ economica. Si ricorderà che a marzo il dibattito era tra chi prevedeva una ripresa a V e chi, come noi, parlava invece di una ripresa ad L. Fermo restando che l’uso delle lettere per stilizzare un fenomeno complesso come una crisi economica e la successiva dinamica è, per l’appunto, una stilizzazione, a maggio circa si è cominciato a parlare di una ‘swoosh recovery’, una rappresentazione ritenuta evidentemente più realistica tanto della V che della L. I tempi sono maturi per riconsiderare la questione.
In questo lavoro utilizziamo le previsioni dell’andamento del pil per fare il punto sulla traiettoria che l’economia italiana sta seguendo dopo lo shock. Per ragioni comparative usiamo anche le previsioni circa la traiettoria seguita dall’economia tedesca. La nostra fonte è data dalle previsioni del Fondo Monetario Internazionale di ottobre 2020 per il periodo 2020-2025 con frequenza annuale, e quelle della Commissione europea per il periodo 2020-2022 con frequenza trimestrale.
Figura 1 riporta la traiettoria del pil di Germania e Italia utilizzando la serie di previsione pubblicata dal Fondo Monetario Internazionale il 23 ottobre.

Ciò che impariamo da queste traiettorie è istruttivo e può essere così sintetizzato:
- L’effetto dello shock è stato molto più grande in Italia che in Germania: il pil italiano nel 2020 è l’89% di quello che era stato nel 2019, quello tedesco del 94%. Alternativamente, la caduta del pil italiano è dell’11%, quella del pil tedesco del 6%;
- Dai rispettivi minimi le due economie sembrano uscire inizialmente con velocità molto simili, ma poi dalla fine del 2021 l’economia tedesca è prevista crescere ad un tasso progressivamente maggiore di quella italiana: nel 2025, si prevede, il pil italiano sarà tornato al valore del 2019, quello tedesco sarà del 6% maggiore;
- Ripresa a V? No: sia per Germania che per Italia la ripresa è a forma di radice quadrata invertita. La stilizzazione a V, intesa per rappresentare una ripresa veloce fino al livello di partenza pre-shock, non si materializza neanche per la Germania prima del 2022. Rimbalzo, è quello che mostra il grafico, non ripresa a V;
- Swoosh recovery? Neanche per sogno: si vede benissimo che la derivata prima delle due curve dopo il minimo è certamente positiva, ma la derivata seconda è ‘sbagliata’: nello ‘swoosh’ essa è positiva, in Figura 1 essa è negativa. Il che sta a dire che nel tempo la ripresa va a morire, non continua come avviene sulle nostre scarpe;
- Concludiamo il commento alla Figura 1 enfatizzando che essa è del tutto coerente con la nostra ipotesi di stagnazione secolare, a cui le economie ad alto reddito pro-capite tornano dopo uno shock esogeno negativo straordinario.
Un secondo punto di interesse per noi è verificare se, al passar del tempo, le previsioni di crescita effettivamente migliorino, come pur sarebbe legittimo sperare e come molti commentatori della stampa quotidiana e non hanno scritto, siano stabili, o peggiorino. Le Figure 2 e 3 rispondono a questo quesito separatamente per Germania e Italia.
In Figura 2, dedicata alla Germania, la linea rossa orizzontale a livello 100 delle ordinate è solo un ausilio per proiettare nel futuro il livello del pil nel 2019 e rendere così agevole le comparazioni. Le tre rappresentazioni della traiettoria del pil sono relative rispettivamente alle previsioni della Commissione europea di maggio, quelle di luglio, e quelle di novembre. Che cosa impariamo da queste traiettorie, stimate e pubblicate in momenti diversi?
Secondo le previsioni di maggio (linea verde) e di luglio (linea arancio) pubblicate dalla Commissione europea il Pil tedesco sarebbe tornato al livello del 2019 tra il terzo e il quarto trimestre del 2021. Secondo le previsioni di novembre non è così: a quella data esso sarà ancora sotto il livello 2019. Ne consegue in modo incontrovertibile che le previsioni per la fine del 2021 in Germania sono peggiorate. Il ‘pareggiamento’ è rimandato ad un momento incluso tra il secondo e il terzo trimestre 2022.

E passiamo ora alla Figura 3, che è concettualmente identica alla 2 ma è riferita alle previsioni per l’Italia.

Dalla Figura 3 impariamo che:
- Cominciando dal medio periodo, si vede che secondo le previsioni di maggio nel quarto trimestre 2021 il pil avrebbe dovuto essere circa il 97% di quello del 2019, ma le previsioni posteriori, di luglio e di novembre, sono entrambe peggiori (e uguali).
- Nel più breve periodo, la linea blu ha due caratteristiche preoccupanti: essa giace al di sotto di entrambe, le altre, il che indica ‘soltanto’ che la previsione di crescita più recente è la peggiore; e, cosa che preoccupa molto, essa è piatta: tra il terzo trimestre del 2020 e il primo del 2021, nel periodo compreso tra le due spezzate ausiliarie verticali, avremo crescita zero.
Date queste previsioni di crescita, vale quanto scrivevamo a luglio scorso, cioè la necessità che i governi intervengano con misure di:
- sostegno al reddito da lavoro perso per misura di quarantena o chiusura delle attività produttive;
- sostegno alle imprese che hanno problemi di liquidità dovuti all’interruzione dei ricavi che si sarebbero ottenuti senza crisi sanitaria e senza la chiusura delle attività, introducendo misure di condizionalità laddove le imprese fossero state già a rischio di insolvenza e non semplicemente illiquide.
Dal nostro punto di vista, lo stimolo fiscale è anch’esso necessario e non farà risvegliare dopo il coma indotto le economie dei paesi ad alto reddito pro-capite in ‘hangover’ perché da anni queste economie si trovano in una situazione di stagnazione e in un uno stato di carenza di domanda aggregata. Su entrambe le misure indicate si può e si deve fare di più. È utile, infatti, riportare la Tabella 1 ripresa da una recente pubblicazione dell’OCSE: la tabella mostra la variazione percentuale rispetto al trimestre precedente del reddito disponibile delle famiglie. Tra tutte i paesi, per cui l’OCSE fornisce tali dati, l’Italia spicca per la riduzione maggiore rispetto al trimestre precedente (-7,2%).

Ridurre il tasso di infezione e contenere i contagi, ovviamente insieme alla ricerca di un vaccino, era e rimane la priorità non solo dal punto di vista sanitario ma anche da quello economico: Austan Goolsbee e Chad Syverson mostrano in un paper del National Bureau of Economic Research, che la contrazione della domanda è dovuta essenzialmente ai timori dei consumatori, e solo in piccola parte al cosiddetto ‘lockdown’. Figura 4 mostra l’andamento dell’indice di produzione industriale di Germania e Italia.
Per il settore industriale tedesco:
- l’indice mostra una riduzione sin da metà 2018 e solo nei primi due mesi del 2020 si può osservare un’inversione di tendenza;
- tra marzo e aprile, è stato registrato un crollo della produzione industriale, seguito da una crescita repentina, registrata anche nel mese di settembre;
- la produzione industriale a settembre 2020 è di 8,5 punti percentuali inferiore rispetto a settembre 2019.
Per il settore industriale italiano:
- l’indice mostra una riduzione sin da metà 2019 e solo a gennaio 2020 si può osservare una crescita;
- tra febbraio e aprile, è stato registrato un crollo della produzione industriale, seguito da una crescita repentina superiore a quella tedesca; tuttavia a settembre 2020, a differenza della Germania, si è registrata una riduzione rispetto al mese precedente;
- la produzione industriale a settembre 2020 è di 5,4 punti percentuali inferiore rispetto a settembre 2019.
Anche i numeri in Figura 4, ci confermano che l’intervento del governo è ancora necessario sia per le famiglie sia per le imprese e i lavoratori.

Conclusioni
Le previsioni circa i tempi di rientro dallo shock che ha colpito Germania e Italia, i due paesi di interesse in questo lavoro, non offrono evidenza né a favore di una ‘ripresa a V’ né a favore di una ‘swoosh recovery’. Colpite, come tutte le altre, dallo shock nel mezzo di un processo di stagnazione secolare, le economie tedesca e italiana si apprestano ad un percorso di ‘rientro dallo shock’ che sarà lungo e, sembra di poter dire, che non condurrà ad un processo di crescita come eravamo abituati a pensare al termine ‘crescita’. E forse è proprio per questo che Paolo Gentiloni, Commissario europeo per l’economia, anticipa al Financial Times che non è detto che il primo gennaio 2022 rientrino in vigore le regole di bilancio previste dal patto di crescita e stabilità. Troppo presto, dunque, per pensare che la domanda privata possa far rapidamente tornare il prodotto interno lordo ai livelli pre-Covid-19.