Non è l’euro a minacciare l’Ue, ma i governi dei paesi membri: ecco perché

Premessa

Fatico da settimane nel pensare a come affrontare la recensione del libro di Joseph Stiglitz The Euro and its threat to the future of Europe. Allen Lane, Penguin Random House, 2016. Ora penso di aver trovato il bandolo della matassa, ma non so quanto esserne soddisfatto. Vedremo. So che voglio parlare del rapporto tra Europa ed Euro avendo come riferimento la posizione di Stiglitz. Voglio parlare del rapporto tra i due, poiché essi sono due entità diverse non solo e non tanto perché all’Unione aderiscono 27 paesi e ad adottare l’Euro sono soltanto 19, bensì perché l’Unione precede l’Euro storicamente e logicamente. Il quesito principale è: che scopo serve l’Euro entro l’UE? Che ruolo ha nel processo di costruzione dell’Europa? Quesiti che ne rievocano un altro, IL quesito: perché abbiamo voluto l’Unione? Perché, nel processo di costruzione dell’Unione, abbiamo ritenuto che l’Euro fosse un passo avanti importante, forse decisivo? So bene che potrei fallire, ma spero che quello che sto per scrivere solleciti discussioni e critiche razionali tra le persone con cui mi interessa parlare, quelle appassionate d’Europa. Astenersi tutti gli altri, grazie.

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La Bce, impotente, va avanti con il QE a vantaggio delle banche

Vero è che non leggo un quotidiano italiano da undici anni e non guardo un telegiornale praticamente dal 1991 (guerra del Kuwait), ma è anche vero che non vivo su Nettuno. E quindi mi permetto di dire che questa storia dei tassi di interesse negativi sulle riserve libere detenute dalle banche presso la bce, associata alla storia sul cosiddetto Quantitative Easing, secondo me non viene discussa abbastanza nel nostro Paese.

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Il ruolo del circolante, quando l’economia ristagna, i governi ne sono felici, e la banca centrale è ‘the next wonderful thing since sliced bread’

Premessa                                                                                                

Da qualche settimana scrivo solo pezzi brevi, dal contenuto circoscritto, relativamente poveri di argomentazioni, ‘veloci’ come talvolta chiedono le circostanze. Oggi vorrei tornare ad uno stile che mi si adatta meglio, credo, didascalico (non ho mai capito dove sia l’insulto), polemico ovviamente, ma che produca un lavoro ‘articolato e complesso,’ come si diceva quando a scrivere erano gli intellettuali. La ragione di questa decisione è semplice (semplice se si pesano le parole che sto per dire):

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Sarà un dicembre importante per le politiche monetarie

Tassi di interesse negativi. Ne abbiamo scritto a maggio, quando il fenomeno venne all’attenzione del grande pubblico. È ora di tornarci sopra, perché il 3 dicembre prossimo il consiglio direttivo della BCE prenderà decisioni di politica monetaria potenzialmente importanti tra le quali, alcuni immaginano, quella di ridurre ulteriormente il tasso di interesse che paga sui depositi, tasso già ora negativo. Siccome poi queste decisioni condizioneranno, esplicitamente o meno, le decisioni che la FED prenderà il 16 dicembre circa il proprio tasso di sconto, è bene rivedere rapidamente questa storia del ‘tassi negativi’ per poter poi valutare bene gli effetti potenziali delle decisioni che ci aspettano in fine d’anno. Continue reading “Sarà un dicembre importante per le politiche monetarie”

Tassi bassi come mai, per troppa liquidità e troppa austerità

Chi segue lo sviluppo dei miei pensierini sa che sto ben attento a tenere separate fede e ragione, e che in apertura di ogni riflessione cerco di fornire il quadro concettuale entro cui pensiamo –un quadro che, ovviamente, sostengo essere diverso da quello entro cui dovremmo pensare.

Dunque, tassi di interesse negativi. Oggi, 17 aprile, tutte le obbligazioni del governo tedesco con scadenza inferiore a dieci anni pagano rendimenti negativi, e il decennale paga un rendimento di poco superiore allo 0% ed è sulla strada del negativo anch’esso. Pochi giorni fa la Banca Nazionale Svizzera ha emesso debito nuovo a rendimento negativo. Perfino nei paesi ad altissimo indebitamento, assoluto e relativo al pil, come l’Italia, i rendimenti sono bassissimi e discendenti. Come pensiamo a questo fenomeno, mai visto prima su questa scala?

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