Introduzione
Tra l’ottobre 2014 e il febbraio 2015 pubblicai su www.scenarieconomici.com una serie di dieci brevi articoli a ciascuno dei quali diedi la connotazione di ‘Fatto’. Ogni ‘Fatto’ aveva l’obiettivo di contrastare con evidenza empirica di qualità un luogo comune, una ingenuità, una cattiva correlazione tra eventi e tra grandezze, una deduzione errata o quantomeno spuria. Non voglio dire che ogni ‘Fatto’ avesse la sua battaglia personale da combattere, ma il ragionamento che sottendeva la scelta dei ‘Fatti’, il ragionamento che ne giustificava l’esistenza e che al tempo stesso possedeva una sua coerenza logica ed economica rimaneva in sottofondo, quasi che il lettore che conoscesse l’autore potesse riconoscerlo e gli altri, invece, dovessero accontentarsi di quel singolo ‘Fatto’. Il che, evidentemente, non è corretto.
Questo scritto altro non è che i dieci ‘Fatti’ ripresentati in maniera tale da costituire un ragionamento compiuto. Incompleto, come tutti i ragionamenti, ma compiuto. Ogni paragrafo è dedicato ad un ‘Fatto’, così che il lettore malizioso possa sbizzarrirsi a cercare contraddizioni tra ciò che scrivevo nell’autunno-inverno scorso e ciò che scrivo ora. La differenza è che i grafici sono aggiornati ma, ahimè, aveva ragione un giovane ricercatore quando mi disse: “Ma prof., quanto vuole sia cambiata la situazione in un anno scarso’? Poco o nulla. Ma i grafici sono aggiornati.
Infine, il metodo. Comparare un paese ad un altro è impresa ardua. Quali sono gli indicatori da usare, che cosa è importante e cosa no? Quanto pesa la storia, quanto la cultura, quanto le norme? E soprattutto, da dove si parte?
Aver scelto di confutare i luoghi comuni, le credenze, le opinioni non sostenute da evidenze empiriche ci rende la vita facile, poiché cominceremo necessariamente dal luogo comune per eccellenza: quello che dice che dalla crisi si esce con le ‘riforme strutturali’. Sono decenni che sento parlare di ‘riforme strutturali’ senza mai capire che cosa siamo, quanto costino e chi sopporterà quei costi, che benefici produrranno, a favore di chi, in quanto tempo se ne vedranno i frutti. Ma sembra che io non abbia davvero capito nulla se Presidenti di Commissioni Europee, Direttori (e Direttrici) del Fondo Monetario Internazionale, Capi di Stato e di Governo (di destra, centro e sinistra), persone tutte di gran levatura, insistono che sono proprio le riforme strutturali quelle che servono per uscire dalla crisi.
Ora, nel nostro paese abbiamo grande esperienza di riforme strutturali: la riforma del fisco, la riforma della giustizia, la riforma della scuola… sperando, ovviamente, che io ci abbia azzeccato e che questi che ho appena citato siano esempi di riforme strutturali. Coscienti tutti, ovviamente, che dobbiamo cominciare dalla riforma strutturale per eccellenza: quella del mercato del lavoro. E da questa cominciamo. Continue reading “Italia” →