Ed ecco che torniamo alle politiche keynesiane

Il pezzo pubblicato su questo sito il 7 marzo scorso chiedeva esplicitamente “Più Europa, non meno; e più spesa pubblica, non meno.” Dopo poco più di sei mesi la nostra previsione si sta avverando.
Certo non avevamo previsto le forme precise che la crisi del credito avrebbe assunto, né i tempi, e tantomeno la sua gravità. Ma avevamo chiaramente percepito i segni della stagnazione, e mettevamo in guardia contro le tentazioni nazionaliste entro l’Unione Economica e Monetaria.

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Più spesa pubblica, non meno. E più Europa, non meno

Da quasi otto mesi ormai gli effetti della cosiddetta “crisi dei mutui sub prime” appaiono ogni giorno più gravi di quanto non fossero apparsi il giorno precedente. Che la situazione sia enormemente più grave di quanto non si sia stati in grado di prevedere è ormai evidente: basti pensare che il presidente della banca centrale statunitense arriva al punto di annunciare pubblicamente che alcune banche importanti sono sull’orlo del fallimento; che il rallentamento dell’economia mondiale si sta facendo sentire anche su paesi, quali India e Cina, che si pensava sarebbero stati immuni dal ‘contagio’; che, infine, il tasso di crescita previsto per l’Italia nel 2008 è ormai assai prossimo allo zero.

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