Tassi bassi come mai, per troppa liquidità e troppa austerità

Chi segue lo sviluppo dei miei pensierini sa che sto ben attento a tenere separate fede e ragione, e che in apertura di ogni riflessione cerco di fornire il quadro concettuale entro cui pensiamo –un quadro che, ovviamente, sostengo essere diverso da quello entro cui dovremmo pensare.

Dunque, tassi di interesse negativi. Oggi, 17 aprile, tutte le obbligazioni del governo tedesco con scadenza inferiore a dieci anni pagano rendimenti negativi, e il decennale paga un rendimento di poco superiore allo 0% ed è sulla strada del negativo anch’esso. Pochi giorni fa la Banca Nazionale Svizzera ha emesso debito nuovo a rendimento negativo. Perfino nei paesi ad altissimo indebitamento, assoluto e relativo al pil, come l’Italia, i rendimenti sono bassissimi e discendenti. Come pensiamo a questo fenomeno, mai visto prima su questa scala?

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Fatto N.9: L’austerità ha risanato debito ed economia? Falso, ecco perché.

Premessa [Chi avesse letto uno qualsiasi dei primi 8 Fatti, salti questa premessa a piè pari e proceda direttamente al Fatto n. 9]

Quando, anni fa, discutevo con studenti, colleghi e amici dell’opportunità o meno di aprirewww.scenarieconomici.com, la mia posizione su quali sarebbero stati i temi che vi avrebbero trovato spazio era molto ferma: temi di economia internazionale, reale e finanziaria, temi importanti per il governo dell’economia mondiale quali le politiche monetarie e quelle fiscali. E temi di politica economica interna italiana? No, grazie. Certamente temi da discutere con studenti, colleghi e amici, ma non nel ‘dibattito pubblico’, quello tra e sui quotidiani, gli spettacolini televisivi post prandiali, le uscite estemporanee di politici e giornalisti di cui già Giorgio Gaber ci parlava anni e anni fa. Un dibattito pubblico asfittico, tinto di ideologia come in pochi tra i paesi ad alto reddito pro capite, povero di posizioni scientificamente solide collegate alla ricerca, ricco però di luoghi comuni quali quelli che hanno portato il paese al disastro: il ‘piccolo è bello’, le virtù dell’essere ‘radicati sul territorio’, le magnifiche sorti e progressive del ‘made in Italy’,  e avanti così, il tutto mentre la globalizzazione dei mercati e delle culture avanzava trionfante (vedo i miei studenti di tanti anni sorridere mentre leggono questa mia tirata vecchia ormai di decenni!).

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Fino a quando!?

Il 22 febbraio 2013 sarà ricordato dagli storici e dagli esperti di comunicazione come un’altra gemma nella gestione dell’informazione sulla recessione attuale. Per gli economisti, invece, o quanto meno per quelli che hanno studiato e capito la buona teoria economica, sarà l’ennesima conferma del fatto che questa recessione, pur nata apparentemente non per loro volontà, è attivamente stimolata e aggravata dai governi europei e dai loro consulenti ‘liberisti’.

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